Da Ceresini a Kodra: fine della parabola del Parma nel calcio che conta? Tra paura e speranza si attende il 16 febbraio

04.02.2015 20:00 di Michele Bugari Twitter:    vedi letture
Da Ceresini a Kodra: fine della parabola del Parma nel calcio che conta? Tra paura e speranza si attende il 16 febbraio
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© foto di Daniele Buffa/ Image Sport

Da Ernesto Ceresini a Ermir Kodra. Potrebbe essere questa la parabola del Parma Calcio ad alto livello. Sono passati 25 anni da quanto Ceresini salutò tutti quel 4 febbraio del 1990, un attimo prima di riuscire a vedere il suo Parma raggiungere per la prima volta la Serie A. Era diventato presidente dei crociati nel 1976, il geometra Ceresini, a 36 anni – pochi di più di Kodra – senza esperienza ma con una grande passione per la squadra della sua città. Così la raccontò, come riportato in Tutto il Parma minuto per minuto: “Non frequentavo più il mio solito bar, niente più cinema. Al sabato sera andavo a letto, dormivo tutta la domenica e mi alzavo il lunedì mattina per tornare in ufficio o sui cantieri. L'immatura scomparsa della mia compagna aveva lasciato un vuoto incolmabile. Mi rendevo conto che non potevo continuare così. Ecco perché quando il dr. Orlandini e altri amici mi hanno proposto di entrare nel Parma, ho pensato che, lì, avrei potuto trovare un motivo di evasione e di distrazione. Ho riflettuto molto, è stata una scelta lungamente meditata: alla fine, cedendo alle reiterate, pressanti amichevoli ‘violenze’, ho detto sì”. E Ceresini “diventò“ il Parma, tra successi ed errori, promozioni e retrocessioni tra C1 e B, giovani lanciati come Pioli, Ancelotti, Berti, Melli e allenatori come Cesare Maldini, Zdenek Zeman e Arrigo Sacchi, fino a morirne quel giorno di 25 anni fa, a pochi mesi dalla storica promozione in A.

Oggi ovviamente la situazione è molto diversa, e sarebbe anche stupido pretendere che la nuova proprietà, nella giovane persona di Ermir Kodra, posso già “incarnare” il Parma e la sua storia. Purtroppo però, visti gli ultimi accadimenti, è sicuramente lecito quantomeno dubitare che questo possa mai avvenire. Del resto del nome del presidente Kodra non sembra nemmeno esserci traccia nel sito ufficiale della società crociata, nonostante l’annuncio ufficiale diramato poco più di dieci giorni fa. Né sembrerebbe esserci ancora traccia del deposito presso la Camera di Commercio del bilancio approvato solo lo scorso dicembre, quando alla guida della società formalmente c’era ancora Ghirardi. Per tappare il buco lasciato in eredità la nuova società per il momento ha usato solo promesse, mentre si attendono invece atti concreti con sempre maggiore urgenza, visto l’avvicinarsi del previsto versamento degli stipendi. Dopo una certa diaspora durante il calciomercato, il Parma si ritrova comunque con 26 giocatori e con ancora qualche barlume di speranza pure nella salvezza, seppur dato ormai solo dalla matematica. La scadenza del 16 febbraio incombe però come un macigno che potrebbe schiacciare tutto, salvezza o retrocessione che fosse, e che si regge ormai soltanto su quella promessa fatta al momento del passaggio di proprietà, quando si disse che i veri proprietari si sarebbero rivelati tra fine gennaio e inizio febbraio. Ormai ci siamo, anche se la paura di una nuova delusione sembra diventata quasi più forte di qualsiasi speranza di una sorpresa positiva.