Chinese Democracy: quel 10% che non si tocca. Playoff e Collecchio, solo dopo sapremo

La corsa è partita: il gruppo cinese ha praticamente in mano l'accordo per prendere in mano un "pezzo" di Parma, quanto grosso non è ancora chiaro ma non dovremmo superare una soglia del 40%, e a fine playoff annuncerà le proprie intenzioni riguardo il club ducale. Secondo quanto abbiamo raccolto nelle ultime ore, non dovrebbe essere a rischio il famoso 10% (che inizialmente era 27, ndr) in mano ai tifosi del Parma, l'ultranoto azionariato diffuso: un segno tangibile di come la Desports non voglia "invadere" subito il mercato italiano, mantenendo al proprio fianco gli investitori italiani che hanno riportato il calcio nel Ducato. Un altro segno difficile equivocabile è la visita del numero uno del gruppo, Jiang Lizhang, circa l'avanzamento di una trattativa che potrebbe essere arrivata già alle firme. Da Collecchio, altro punto focale della questione, nicchiano e rimandano giustamente ogni discorso al termine della stagione sportiva. E' tuttavia evidente che la rivoluzione cinese abbia già portato delle conseguenze in casa Parma e si mormora che qualche testa sia in procinto di cadere. 

Ma a prescindere dall'andamento sportivo nei playoff, il 14 giugno sarà una data chiave per l'operazione, specie in ottica "venditore": con l'assegnazione, si spera, del Centro Sportivo di Collecchio al Parma Calcio 1913, la società potrà disporre di un nuovo asset da vendere al gruppo asiatico, facendo considerevolmente aumentare la valutazione della società stessa. E' evidente come i cinesi, attenti come sono agli aspetti come marketing e impianti di proprietà, presteranno particolare attenzione alla questione Collecchio ma anche a quella Tardini, con l'evidente obiettivo di mettere le mani su un impianto di proprietà sul modello delle società inglesi e tedesche. Tutti programmi futuri che fanno sognare i tifosi e inevitabilmente spostano l'attenzione dal prossimo obiettivo: il Piacenza e il passaggio del turno.